martedì 14 aprile 2020

Il prezzo del petrolio


Capire il mercato del prezzo del petrolio con le sue montagne russe

Ancora una volta, dall'inizio di quest'anno, abbiamo assistito ad una repentina caduta del prezzo del petrolio, che nel giro di poche settimane ha perso circa il 75% del suo valore, scendendo da  circa 70$  a poco più di 20$ al barile. Si noti che la discesa del prezzo è anteriore alla crisi economica dovuta alla pandemia da Convid 19
Andamento nel periodo 2000-2020 dei tre prezzi al barile dei maggiori greggi petroliferi di riferimento WTI, Brent, Dubai Fateh, e dell'indice Down Jones, con  indicati i principali eventi che ne hanno influenzato il prezzo, positivamente o negativamente
Andamento nel periodo 2000-2020 dei tre maggiori greggi petroliferi di riferimento e dell'indice Down Jones, con  indicati i principali eventi che ne hanno influenzato il prezzo, positivamente o negativamente.  
La prima domanda che viene da porsi è se vi sia stato un forte eccesso di domanda rispetto all'offerta, ossia se si è prodotto , o meglio estratto dal sottosuolo, troppo greggio rispetto alla sua richiesta nel mercato mondiale? O forse il prezzo dipende da tanti fattori e non è semplicisticamente riportabile ad fattore di bilanciamento e continuo riaggiustamento fra domanda e offerta nel mercato.
Osservando il grafico possiamo notare che:


Brent, WTI, Dubai Fateh

I prezzi dei tre greggi seguono, quasi sempre nelle normali condizioni di mercato, dettagliatamente il medesimo trend con valori simili, nonostante siano estratti da tre aree geograficamente diverse, caratterizzate da costi operativi (OPEX) ben differenti.
Le oscillazioni fra quotazioni di valori massimi e minimi sono percentualmente ben maggiori rispetto a quelle osservabili sulla curva Dow Jones, le maggiori cadute dei valori sono repentine, mentre le risalite sono più solitamente più graduali. 
La correlazione fra trend del barile e trend Down Jones è possibile soltanto su brevi intervalli temporali.
Gli andamenti positivi dei prezzi non sono dovuti al raggiungimento del tanto discusso picco di produzione del petrolio (oil peak), che fino ad oggi si è rivelato essere inesistente, quanto piuttosto a tensioni internazionali che coinvolgono le principali aree di estrazione dell'oro nero.

Effetto dello sfruttamento dello shale oil americano

L'effetto dell'arrivo sul mercato dell'olio da shale e tar sand (note anche come sabbie bituminose) è stato osservato con un ritardo rispetto alle prime produzioni, ma ormai si vede e ha permesso agli USA di tornare ad essere energeticamente indipendenti ed anche esportatori di petrolio. Probabilmente esporteranno poco, ma psicologicamente è un dato importante.

Il controllo del mercato petrolifero

Un'altra considerazione: ad oggi l'utilizzo del petrolio è indispensabile a molte economie e non economicamente sostituibile a breve termine, per cui obtorto collo viene acquistato anche quando ha prezzi alti, per questo motivo il suo prezzo non viene rapidamente calmierato da competizione di mercato con una sua maggiore offerta da parte dei produttori che acquisire nuovi compratori, perché sanno che il loro acquirente abituale deve comprare e quindi anche mantenendo prezzi alti continuano a vendere e guadagnare senza guerra di prezzi. 
Viceversa quando il prezzo è basso, quei paesi produttori, a cui le entrate di petrodollari sono essenziali per la vita del paese, si trovano nella necessità di cercare di mantenere un cashflow costante, per cui ad un ribasso del ricavo per barile cercano di rimediare con la vendita di più barili, innescando un meccanismo di mantenimento di prezzi bassi e guerra fra produttori.
Il prezzo del petrolio è  significativamente calato a  fronte di forti crisi economiche che hanno pesantemente ridotto la domanda, oppure per l'azione cumulativa nel tempo dell'ingresso di produttori nuovi come gli americani dell'oil shale, il ritorno di forti produttori come gli iraniani dopo la fine dell'embargo a cui erano sottoposti, la messa a regime produttivo della Russia i cui impianti nei campi petroliferi ormai non sono più penalizzati dall'eredità della vecchia tecnologia sovietica. 


Forse fra qualche anno gli storici saranno in grado di quantizzare meglio l'effetto al ribasso che ebbe sul mercato il contrabbando a bassi prezzi del petrolio venduto dall'ISIS, e probabilmente si capirà meglio la motivazione economica per cui Putin ha voluto entrare così pesantemente in Medio Oriente e combattere il califfato.

Infine a chi nuoce il presente forte ribasso del barile? 

Senza dubbio nuoce a chi vuole e cerca la transizione energetica in affrancamento ai "fossili", globalmente le alternative verdi erano spesso già antieconomiche con il barile a 60$, se non avessero avuto sussidi e altre agevolazioni governative.
I produttori americani ora dovranno mostrare la loro resilienza, e spesso ci si dimentica che producono nel paese in cui il liquido estratto è meno tassato, quindi bassi numeri nella somma di costi operativi e tassazione, quindi un piccolo margine di guadagno netto forse molti lo riescono a trovare.
Nuocerà tantissimo  a tutta l'infrastruttura di servizio all'industria petrolifera, con perdita di posti di lavoro, chiusura di società specialistiche del settore, e dispersione di un know how tecnologico e di esperienza. E' possibile che la prossima ripresa del costo del barile diventi più difficile, per l'azzoppamento di questa industria, a quel punto sarà più facile che la tanto richiesta transizione  energetica, verso un'economia verde possa iniziare veramente a prendere piede. Ma non avremo energia buon mercato,  a naso direi che ci costerà come se il barile fosse tornato al suo massimo storico.

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